TESTIMONI DI GEOVA CONTINUAMENTE AVVERTITI DI NON AVERE NULLA A CHE FARE CON GLI APOSTATI – PERCHE’

di Rocco Politi Presidente di Quo Vadis a.p.s.

Mi è stato comunicato che dalla prossima settimana i tdG di molte congregazioni verranno nuovamente avvertiti di “NON AVERE NULLA A CHE FARE CON GLI APOSTATI”. Lo hanno sempre fatto come si legge in una delle tante pubblicazioni:

Questo articolo vuole considerare con voi, il perchè continuamente incitano tutti gli appartenenti a comportarsi in questo modo.

Ascoltare cosa ha da dire uno che non vuole più essere testimone di Geova è un atteggiamento di rispetto verso la persona, non verso un ex, e questo nasce dalla convinzione che questa persona possa avere qualcosa di buono da dire; presuppone quindi, fare spazio, nel proprio cuore, al suo punto di vista, alla sua opinione e alle sue proposte.

Secondo me dialogare con uno che chiamavi fratello o sorella, significa avere una grande forza interiore che ti rende un vero guerriero spirituale, significa essere disposti a una accoglienza cordiale e non una condanna preventiva a priori.

Dio ascolta le preghiere di tutti, inclusi coloro che non sono mai stati o non sono più testimoni di Geova.

Quindi puoi chiederti: sono forse io più grande di Dio da non ascoltare una persona che non vuole offendermi ma dialogare con me?

Per essere degni di indossare l’armatura spirituale, bisogna essere DEGNI DENTRO, senza chiudere ogni contatto con chi non la pensa come noi, ma saper dialogare, saper parlare, e per fare questo occorre avere il coraggio, di abbassare le barricate che i vertici di questa organizzazione americana vi ha fatto alzare, e occorre aprire le porte del cuore e offrire calore umano.

Questo è quello che esattamente i testimoni di Geova negano a chi dissente le loro linee guida definendoli apostati, peccatori impenitenti, e voi lo sapete molto bene che non è cosi, sapete che non è né Cristiano, nè scritturale giudicare apostata chi apostata non è.

I testimoni di Geova dovrebbero essere costruttori di pace, non di odio, le congregazioni dovrebbero essere vulcani di rispetto, luoghi in cui si impara guardarsi negli occhi senza evidenziare superiorità.

Se sei un tdG non dovresti pensare che sei migliore del tuo fratello, che sei più preparato, che fai discorsi più in gamba di lui, che sei da più anni nella verità, o sei più impegnato di lui, o che ti vesti meglio di lui.

Nelle congregazioni tutti dovrebbero potersi avvicinare gli uni gli altri senza incutersi paura, senza avere la sensazione di essere spiato da chi è seduto al proprio fianco, e che riferirà tutto agli anziani; dovrebbero aiutarsi scambievolmente senza compromessi, senza falsa propaganda, dovrebbero aiutare veramente le vedove, i bisognosi di cure anche materiali; dovrebbero caratterizzarsi perchè cercano il dialogo, con tutti qualificando ogni singolo componente, e per primo chi prende la direttiva, istruendoli a saper distinguere con la propria mente, la differenza tra peccato e peccatore – non secondo le direttive imposte dai vertici -.

Secondo il mio punto di vista il vero problema che i vertici dei testimoni di Geova hanno –generato volutamente– onde evitare un fuggi fuggi dalle congregazioni è quello di fare in modo di “NON CAPIRSI”.

Un attento esame di ciò che sta accadendo all’interno di questa organizzazione in tutte le nazioni dove sono presenti è proprio questo: tutti zitti, tutti bravi, tutti cantano, tutti o quasi predicano, tutti danno il proprio impegno a portare avanti questa macchina propagandistica, ma “NESSUNO PUÒ CAPIRE NESSUNO” e i vertici sono contenti di avere raggiunto l’obiettivo.

Riflettete:

Ogni merlo crede d’aver messo nel fischio un significato fondamentale per lui, ma che solo lui riesce a capire; l’altro gli ribatte qualcosa che non ha relazione con quello che lui ha detto; È UN DIALOGO TRA SORDI, una conversazione senza né capo né coda.

Quello che fanno i tdG è la stessa cosa, predicano un messaggio che solo chi è indottrinato riesce ad accettare dopo decenni di autoconvincimento.

Un esperimento sociale di sicuro successo che va avanti da più di 100 anni e che ha reso milioni di persone, INSENSIBILI e DISUMANI.

Ma le persone che vogliono farsi guidare dal proprio cuore, e intendono non essere INSENSIBILI e DISUMANI, devono per forza mettere in pratica quello che scrivono i vertici dei testimoni di Geova? La risposta è NO!

Conclusione

Un VERO guerriero che indossa l’armatura spirituale è coraggioso e si distingue perchè è senza paura, non perché non ne abbia veramente mai, ma perché è in grado di sostenere un confronto e sa scardinare la paura quando interviene.

Conosce anche la distinzione tra arrendersi e rinunciare. 

Non ha paura della verità, sa arrendersi sulla base di verità provate, non rinuncia a qualsiasi confronto perchè ubbidisce a divieti imposti.

Sa anche perdere perchè, anche se perde, impara dalla situazione senza il veleno delle emozioni negative imposte da regole e indottrinamenti.

Non è un malvagio che giudica i suoi avversari con la testa di altri definendoli “apostati”, in lui l’intento malvagio non esiste, pertanto, il suo saper perdonare lo può far sembrare debole -ma in realtà è la sua forza-.

Ti definisci un guerriero rivestito dell’armatura spirituale, ma non ti puoi confrontare con chi ne è sprovvisto, per ubbidire a dei divieti interni?

Cambia la tua realtà, puoi farlo se lo desideri!

Abbi il coraggio di cambiare per prima cosa il tuo mondo interiore. Il guerriero spirituale, non è un ubbidiente a delle regole che rendono inutilizabile l’armatura ma combatte per primo le battaglie all’interno del proprio io per essere pronto a confrontarsi.

CHIAMACI SIAMO APERTI AL DIALOGO E AL CONFRONTO, E FELICI DI ASCOLTARTI

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NON STANCARTI MAI DI FARE DEL BENE!

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