INDIA – ATTENTATO A UN CONGRESSO DEI TESTIMONI DI GEOVA

LA BOMBA CONTRO I TESTIMONI DI GEOVA È STATA PIAZZATA DA UN EX «FRATELLO»

Erano circa 2.000 le persone presenti al Zamra International Convention Center di Kalamassery, nello stato meridionale indiano di Kerala, dove ieri mattina è esplosa una bomba. I presenti erano riuniti per partecipare a un congresso di tre giorni dei testimoni di Geova. Le vittime sono tre: due donne sono morte sul posto a causa dell’esplosione e una ragazzina di 12 anni è deceduta oggi per le ustioni riportate. I feriti sono una quarantina.

Il direttore generale della polizia locale, Darvesh Saheb, ha parlato di «un ordigno esplosivo improvvisato». Le esplosioni sono avvenute pochi secondi dopo la fine di una preghiera che dava inizio all’evento. La prima al centro della sala. Seguita, pochi secondi dopo, da altre due simultanee su entrambi i lati del locale.

Un uomo si è costituito dopo avere pubblicato sui social un video in cui afferma di essere un ex membro dei testimoni di Geova, con i quali ora dice di non essere d’accordo. È stato arrestato. È stato identificato come Dominic Martin, residente a Kochi. Nel video l’uomo ha affermato di essere stato un membro zelante del gruppo per 16 anni, ma di essere rimasto deluso dai suoi «messaggi antinazionali» nel 2017. Ha pure aggiunto che i suoi tentativi di persuadere la leadership del gruppo a cambiare rotta sono stati vani. E ha giustificato il suo «atto di violenza di alto profilo» con la volontà di «mettere in luce l’indottrinamento antinazionale» del gruppo: «Insegnano che quando arriverà il giorno del giudizio, solo loro sopravvivranno e tutti gli altri moriranno. Cosa dovremmo fare con quelli che desiderano la rovina dell’intero popolo? Non sono riuscito a trovare una soluzione. Ho voluto colpirli conscio che questa idea è pericolosa per il Paese».

«Quello che è successo a Kalamassery è una catastrofe», ha dichiarato il primo ministro dello stato indiano del Kerala, Pinarayi Vijayan. La polizia ha affermato che a provocare l’esplosione è stato un cocktail letale di polvere da sparo di bassa qualità e benzina, innescato a distanza. Considerato lo spazio ristretto e affollato, l’impatto è stato devastante. Secondo gli investigatori, Dominic Martin ha affermato di avere scaricato un manuale per fabbricare bombe da Internet e di avere effettuato prove prima dell’esplosione vera e propria.

Times of India ha raccolto alcune testimonianze dei sopravvissuti all’attacco. «Ho chiuso gli occhi per la preghiera quando ho sentito un botto alle mie spalle», ha raccontato un 14.enne. «C’erano fuoco e fumo. Ho sentito qualcosa sul viso e sulle mani (gravemente ustionati, ndr.). Per fortuna papà è rimasto a casa, avrebbe preso posto accanto a me e si sarebbe fatto male». «Avevo le mani in fiamme, anche se sono formata per questo, non ero nelle condizioni di aiutare qualcuno», ha aggiunto un’infermiera presente in sala. Le uscite di sicurezza hanno favorito la fuga delle persone dalle fiamme. «Ero con un amico, ma dopo che siamo usciti è rientrato per aiutare gli anziani», ha raccontato un giovane.

A Delhi è nel frattempo stata rafforzata la sicurezza nelle zone di mercati, chiese, stazioni della metropolitana, fermate degli autobus, stazioni ferroviarie e altre aree affollate. Gli agenti sono stati messi in massima allerta. 

I testimoni di Geova in India

L’India, con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone, conta 56.747 testimoni di Geova, secondo l’organizzazione. Stando all’ultimo censimento del 2011, i cristiani costituiscono circa il 2% della popolazione indiana. I testimoni di Geova sono 1 ogni 25.038 abitanti, organizzati in 947 congregazioni.

I testimoni di Geova sono presenti in India dal 1905. Nel 1926 aprirono un ufficio a Bombay (ora Mumbai), e nel 1978 ottennero il riconoscimento giuridico. I Testimoni godono delle garanzie sancite dalla Costituzione dell’India, come il diritto di praticare, professare e divulgare la propria fede. La comunità nel Paese svolge generalmente le sue attività religiose senza alcun ostacolo. Tuttavia, in alcuni Stati hanno subito attacchi da parte di folle e altri atti di intolleranza religiosa. Dal 2002 sono stati oggetto di più di 150 violenti attacchi da parte delle folle, contrarie ad «atti di conversione» e «blasfemia». I testimoni di Geova auspicano che le autorità locali e i singoli individui rispettino quanto dichiarato dalla Corte Suprema, nel caso Bijoe Emmanuel contro lo Stato del Kerala: «La nostra tradizione, la nostra filosofia e la nostra Costituzione insegnano e attuano la tolleranza».

Un caso risalente al 1985, quando tre ragazzini figli di testimoni di Geova vennero espulsi per essersi rifiutati di cantare l’inno in classe, convinti che avrebbe costituito una forma di idolatria e un atto di infedeltà nei confronti di Dio. La Corte Suprema annullò la sentenza dell’Alta Corte del Kerala e affermò che l’espulsione dei ragazzini «a motivo della coscienziosa adesione alla fede religiosa» rappresentava una violazione della Costituzione dell’India. Il diritto alla libertà di parola e di espressione includeva anche il diritto a rimanere in silenzio, e che restando in piedi mentre veniva intonato l’inno nazionale era stato comunque mostrato il dovuto rispetto. La Corte ordinò quindi alle autorità scolastiche di riammettere i giovani. «I testimoni di Geova non cantano l’inno nazionale in nessun posto, né Jana Gana Mana in India, né God save the Queen nel Regno Unito, né The Star-Spangled Banner negli Stati Uniti. Si astengono dal cantarli solo a motivo della sincera credenza e convinzione che la loro religione non permette di partecipare a nessun rito eccetto le preghiere che essi rivolgono a Geova, loro Dio». La Corte ha anche affermato: «La prova della democraticità di uno stato è rappresentata dalla sua capacità di permettere anche alle minoranze più insignificanti di ritrovare la propria identità nella Costituzione del paese. Le nostre opinioni e reazioni personali sono irrilevanti. Se la credenza è sincera ed è basata sulla coscienza personale allora gode della protezione dell’art. 25 della Costituzione».

Il precedente

Lo scorso 9 marzo, i testimoni di Geova hanno subito un attacco ad Amburgo, in Germania, in una Sala del Regno. Otto persone sono morte sotto colpi di arma da fuoco. Il responsabile, Philipp F., si era tolto la vita durante l’assalto. L’uomo provava odio per le comunità religiose come i testimoni di Geova e per i suoi datori di lavoro. Durante l’attacco aveva svuotato nove caricatori da 15 colpi.

https://www.cdt.ch/news/la-bomba-contro-i-testimoni-di-geova-e-stata-piazzata-da-un-ex-fratello-332233

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