PASQUA DI RISURREZIONE O COMMEMORAZIONE DELLA MORTE DI GESÙ: QUALE DOVRESTE CELEBRARE?

PASQUA DI RISURREZIONE O COMMEMORAZIONE DELLA MORTE DI GESÙ: QUALE DOVRESTE CELEBRARE ?
Secondo i testimoni di Geova la Pasqua di risurrezione rientrerebbe tra le usanze popolari e riti magici del paganesimo, e che la Bibbia comanderebbe di celebrare soltanto la “commemorazione” o “anniversario della morte di Gesù” e non la Pasqua.
In breve essi accusano la Chiesa Cattolica di aver apostatato dal cristianesimo al fine di propinare feste popolari di origine pagana e satanica. Invece, essi ripristinando il vero senso cristiano, hanno la commemorazione della morte a volte definita anche “pasto serale del Signore” 1.
Il modo irriguardoso ed offensivo con il quale i testimoni di Geova parlano della Chiesa Cattolica e le sue feste sacre lascia, a dir poco, perplessi.
Ciò nonostante si evidenzia una volontà di stupire gli ignari lettori sprovvisti di cultura e capacità critica per attirare la loro attenzione con il sensazionalismo.
Solo una precisazione doverosa:
Esiste un abisso tra la comprovata storicità della Chiesa Cattolica con la sua dottrina e liturgia e l’organizzazione americana nata per mano di Charles T. Russell e poi riformata dal suo predecessore J. F. Rutherford, vero fondatore dei moderni Testimoni di Geova.
Gli scritti di Russell, compresi gli Studi sulle Scritture considerati dai suoi seguaci indispensabili per capire la Bibbia e la vera dottrina, sono stati rinnegati oppure alcune dottrine reinterpretate con notevoli forzature 2 .
Oggi è pressoché impossibile trovare un testimone di Geova che possieda gli scritti di Russell e ancor meno qualcuno che li abbia letti o studiati.
Tali pubblicazioni non solo non sono più accessibili, ma neanche ripubblicate3 come invece accade con gli scritti patristici della Chiesa Cattolica (che evidentemente non ha nulla da nascondere).
Torniamo alla questione principale: Pasqua o commemorazione?
Nella Bibbia non esiste il comando di fare una commemorazione o anniversario della morte del Signore Gesù Cristo.
Inoltre le informazioni a cui attingono i testimoni di Geova per arrivare alla conclusione che la Pasqua cristiana sia una festa “pagana” non sono né le Sacre Scritture, né gli scritti dei Padri della Chiesa o gli Apologeti, né tantomeno fonti storiche accreditate.
Essi fanno riferimento a fonti protestanti datate e/o insignificanti, arrivando ad appigliarsi a grossolani errori e alcune usanze come: Il coniglio pasquale, l’uovo di pasqua ecc.
Come se in Italia per “studiare” le origini della Pasqua cristiana teologi e professori cominciassero ad analizzare le origini della pastiera napoletana, dolce tipicamente pasquale. Ovviamente ciò sarebbe semplicemente folle!
La Pasqua cristiana festeggia la risurrezione del Signore Gesù Cristo nella gloria celeste, la redenzione e la vita.
Usanze e costumi locali si sono fusi successivamente con la festa religiosa. Pertanto la vera festa non riguarda banchetti, uova colorate o altre tradizioni umane e non può essere giudicata per mezzo di tali cose.
Esse sono cose secondarie e chi dovesse esaltarle come cosa principale non è un cristiano maturo e responsabile, ma solo una persona materialista.
Cosa insegna la Bibbia riguardo la Pasqua?
San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi scrive: «Poiché, in realtà, Cristo, la nostra Pasqua [GrecoPàschanostrum],è stato sacrificato. Quindi osserviamo la festa non con vecchio lievito, né con lievito di malizia e malvagità, ma con pani non fermentati [azzimi] di sincerità e verità» (1 Corinzi 5,7-8 TNM).
Molto interessante è notare che san Paolo, scrivendo alla comunità cristiana, non parli di commemorare, ma di festeggiare.
Ovviamente l’apostolo non stava incoraggiando a festeggiare la Pasqua ebraica che era stata adempiuta dal Cristo una volta per tutte, ma ricordava di avvicinarsi al pane Eucaristico con purezza e sincerità.
Ecco la vera Pasqua: Cristo Gesù morto e gloriosamente risorto per noi!
Commemorare indica il ricordare in pubblico con solennità qualcuno o qualcosa.I testimoni di Geova commemorano la morte, il suo anniversario, nello stesso giorno della Pasqua ebraica, nell’equivalente del 14 del mese di nisan.
I tdG non festeggiano affatto la Vita, la gioiosa risurrezione avvenuta tre giorni dopo, ma commemorano la sua morte ed agonia. Dimenticando che la tremenda sofferenza, l’immane dolore e l’obbrobrio del Cristo non sono fine a se stessi.
I Cristiani, differentemente dai testimoni di Geova, non commemorano la morte, ma festeggiano la Vita! Non commemoriamo le ferite che il diavolo ha inflitto al nostro Unto Messia, ma la Sua gloriosa vittoria sulla morte che ci libera dai nostri peccati e infine dalla morte.
Festeggiamo e gioiamo del vero motivo per il quale il Signore Gesù si è sottoposto alla croce: «Cristo ci ha riscattati liberandoci dalla maledizione della legge, divenuto per noi maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso ad un legno» (Galati 3, 13).
La croce da strumento di morte e tortura diventa simbolo di vittoria sulla morte4 dato che Gesù Cristo grazie al suo sacrificio di riscatto ci offre la giustificazione e la riconciliazione con Dio 5.
Ai veri cristiani non interessa la commemorazione inventata da una moderna organizzazione americana, noi ci gloriamo in Cristo Dio che ci ha redenti e salvati per offrirci la vita eterna.
Il Vangelo di san Giovanni afferma: «Dio infatti ha tanto amato il mondo, che ha dato il Figlio suo Unigenito affinché chiunque crede non perisca, ma abbia la vita eterna……perché il mondo sia salvato per mezzo di lui » (Giovanni 3, 16-17).
Pertanto, non esaltiamo le sofferenze e l’umiliazione del Cristo, ma la sua gloriosa vittoria sul diavolo e sulla morte con la sua divina risurrezione e il dono della vera vita6 .
Questo è il messaggio del Vangelo: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto…». (Luca 24, 5-6)
La commemorazione dei tdG consiste in un discorso di mezz’ora basato sulla loro ideologia eretica fondata sull’interpretazione letterale della Bibbia. Alla fine della celebrazione c’è il passaggio di piatti con dei pani azzimi e dei calici con vino rosso7 tra i presenti che in genere non possono prenderli perché ritenuti non santi o “unti” che secondo la loro ideologia sarebbero 144.000 8.
Invitano grandi numeri di persone ad assistervi per poi negare ai convenuti di partecipare al pane e il vino che sono passati tra i presenti. Che senso ha invitare folle di persone al presunto pasto o cena del Signore e poi vietargli di partecipare?
Gesù affermò: « lo sono il pane vivente, disceso dal cielo. Se qualcuno mangia di questo pane, vivrà in eterno. E il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo … Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna » (Giovanni 6,51; 54).
E nel Vangelo di Matteo:
«”Prendete e mangiatene:questo è il mio corpo” Quindi prese il calice, rese grazie e lo passo a loro dicendo:”Bevetene tutti: questo infatti è il mio sangue dell’alleanza » (Mt 26, 26-27).
Vietare il pane e il vino con la scusa che solo santi auto-proclamati possono mangiarli e ridicolo oltre che contrario alle Sacre Scritture.
Infatti san Paolo ricordando le parole del Signore riguardo la celebrazione Eucaristica scrive: «Quindi tutte le volte che mangiate questo pane e bevete questo calice, annunziate la morte del Signore, finché egli venga. Perciò chiunque mangia il pane e beve il calice del Signore indegnamente, è reo del corpo del Signore. Ciascuno esamini se stesso e poi mangi il pane e beva il calice; perché chi mangia e beve senza discernere il corpo, mangia e beve la sua condanna. E’ per questo che tra voi vi sono molti malati e infermi e un buon numero sono morti» (1 Corinzi, 11, 26-30).
Sotto ispirazione dello Spirito Santo l’apostolo ci conferma che non tutti quelli che mangiavano alla celebrazione Eucaristica nella Chiesa primitiva erano santi. Inoltre, è chiaro che il pane ed il vino sono realmente il sangue ed il corpo del Signore Gesù Cristo e il profanarli porta a gravissime conseguenze.
San Paolo non li stava, di certo, minacciando con delle esagerazioni o con paure superstiziose.
La reale e mistica presenza del Signore nell’Eucarestia è qualcosa di sacro e preziosissimo per i veri cristiani. Partecipare degnamente significa comunicarsi con il nostro Signore Dio e ricevere la vita eterna. Essa non è una pratica popolare oppure una pratica magica o satanica come affermano a torto i tdG!
Sì,com’è possibile che il pane e ilvino di comunione o partecipazione al corpo e il sangue d iCristo che sigillano e confermano il “patto”o alleanza per un regno nei tdG dopo neanche dieci minuti, dall’averli passati l’un l’altro, perdono la loro sacralità venendo gettati o considerati semplici alimenti che chiunque può mangiare?
L’importanza data agli emblemi usati nella commemorazione spiega esaustivamente quale celebrazione, tra quella dei tdG e quella Chiesa cristiana della Pasqua di risurrezione, assume realmente connotazioni popolari, magiche o peggio ancora sataniche.
Stride oltremodo l’immagine del sacerdote cattolico che custodisce gelosamente sotto chiave le ostie consacrate nella celebrazione Eucaristica non consumate e il modo di fare privo di alcuna sacralità o riguardo dei testimoni di Geova verso quelli che poco prima erano emblemi del corpo e il sangue del Signore Gesù!
Commemorare la morte impedendo ai fedeli di nutrirsi del pane Eucaristico, non è semplicemente errato o distorto, ma una vera e propria eresia. Equivale a rigettare il valore sacrificale della morte del Signore Gesù che si rigenera nella Sua e nostra vita.
Egli stesso ci assicura di essere la Vita e la Bibbia ci dice chiaramente che Dio (Padre, Figlio, Spirito Santo) è Dio di vita e che vuole la salvezza nostra e quella del mondo intero9. Per tale motivo il Signore Gesù Cristo invita tutti a nutrirsi del Suo corpo consacrato!
Fonti storiche riferiscono che i cristiani hanno sempre festeggiato Cristo nostra Pasqua nella celebrazione quotidiana dell’Eucarestia e in special modo durante il giorno della Pasqua di risurrezione che ovviamente capita sempre dopo il giorno 14 nisan del calendario lunare ebraico.
Una fonte interessante è la Didaché che fu scritta nel 60-100 d.C.
I testimoni di Geova riguardo questa fonte scrivono: « Una delle più antiche professioni extra bibliche della fede cristiana si trova in libro di 16 brevi capitoli, laDidaché, o Dottrina dei dodici Apostoli. Alcuni storici la datano attorno al 100 E.V. o a qualche anno prima. L’autore è ignoto. La Didaché tratta ciò che bisogna sapere per diventare cristiani » 10.
Se non l’avete mai letta fatelo quanto prima. In internet potete scaricarla gratuitamente in formato E-Book.
Ecco cosa scrive questo importante libro che tratta la dottrina del Signore predicata ai gentili per mezzo dei dodici Apostoli: « Riguardo all’eucaristia, così rendete grazie: dapprima per il calice: Noi ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la santa vite di David tuo servo, che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. Poi per il pane spezzato: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra; perché tua è la gloria e la potenza, per Gesù Cristo nei secoli. Nessuno però mangi né beva della vostra eucaristia se non i battezzati nel nome del Signore, perché anche riguardo a ciò il Signore ha detto: “Non date ciò che è santo ai cani”… Nel giorno del Signore, riuniti, spezzate il pane e rendete grazie dopo aver confessato i vostri peccati, affinché il vostro sacrificio sia puro. Ma tutti quelli che hanno qualche discordia con il loro compagno, non si uniscano a voi prima di essersi riconciliati, affinché il vostro sacrificio non sia profanato. Questo è infatti il sacrificio di cui il Signore ha detto: “In ogni luogo e in ogni tempo offritemi un sacrificio puro, perché un re grande sono io – dice il Signore – e mirabile è il mio nome fra le genti” » (Didachécap.9e14).
A quanto pare la celebrazione Eucaristica nella santa Messa è una parte essenziale del messaggio del Signore Gesù Cristo attraverso i dodici Apostoli, nonché fondamento della Sua Chiesa.
Perché non andare alla commemorazione dei testimoni di Geova?
La notevole discrepanza tra gli aderenti attivi, che realmente partecipano alle attività religiose del movimento tdG, e il numero dei visitatori in occasione dell’annuale commemorazione evidenzia che tale celebrazione è semplicemente un evento pubblicitario.
Usano in modo distorto la morte di riscatto del Cristo per pubblicizzare l’organizzazione americana che li dirige per fare proseliti! Il “corpo direttivo” spinge i singoli testimoni di Geova, già molti mesi prima, a fare ogni sforzo per invitare all’evento parenti, amici, conoscenti e le persone nel territorio nel quale vivono, oltre a una capillare propaganda alle tv, giornali e media in generale.
Sono indotti a pensare che è loro dovere offrire passaggi in auto o aiuto pratico d’altro genere per dare dimostrazione di “vero amore” e “interesse personale” finalizzati a far colpo sulle persone sole, malate o in difficoltà.
La commemorazione è una sorta di termometro usato dai leader per capire se le direttive che impartiscono funzionano e vengono eseguite. L’interesse dei capi per il numero dei presenti a tale evento è morboso. Appena finita la commemorazione l’anziano incaricato deve inviare un rapporto dettagliato con il numero dei presenti alla sede nazionale di appartenenza.
Perchè declinare l’invito di assistere alla commemorazione? Perchè triste a dirlo, non hanno realmente a cuore la salvezza delle persone e non hanno vero amore verso il Signore Gesù Cristo.
Note in Calce:
1 La Pasqua potrebbe essere intesa anche come una commemorazione del sacrificio salvifico del Signore. In quest’articolo consideriamo, però, solo l’ottica in cui intendono i tdG il termine. Per la dottrina dei testimoni di Geova vedi: La torre di Guardia del 1/4/1996 e N. 2/2016.
2 Ciò è accaduto con le speculazioni esoteriche del fondatore C.T. Russell sulla piramide di Giza in Egitto quale “Bibbia di Pietra”, base di una pseudo cronologia biblica che fissava i principali avvenimenti biblici e la data della fine del mondo, ma che il suo predecessore J. F. Rutherford ha rinnegato bollandole come sataniche. Oppure il 1914 che da anno conclusivo degli “ultimi giorni” e fine del mondo è stato reinterpretato come inizio degli “ultimi giorni” posticipando notevolmente la fine.
3 Ci sono ancora gruppi di “Studenti Biblici” che ripubblicano e studiano gli scritti di C. T. Russell. Tali gruppi, però, non hanno nulla a che vedere con i Testimoni di Geova.
4 Può la croce in Cristo diventare segno di vittoria sulla morte, segno salvifico? Ebbene ci risponde proprio la traduzione biblica dei tdG (TNM) in Ezechiele 9,4: « E Geova [YHWH] gli diceva: “Passa in mezzo a Gerusalemme, e devi apporre un segno sulla fronte degli uomini che sospirano e gemono per tutte le cose detestabili che si fanno in mezzo ad essa ». Interessante che la stessa traduzione nella nota in calce riconosce che il “segno” da apporre sulla fronte ha la forma di Tau (l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico tawche ha forma di croce). Pertanto il Tau o croce già da tempo era un segno salvifico divino!
5 Cfr. Romani 5, 8-11
6 Cfr. Matteo 28, 1-8; Marco 16, 5-8; 1 Timoteo 6, 18-19
7 I leader americani dei testimoni di Geova hanno inventato la regola che il vino usato per la commemorazione deve essere rigorosamente rosso perché meglio si addice a simboleggiare il sangue. La Bibbia, principalmente nei Vangeli, parla semplicemente di vino non specificandone un colore particolare, ma solo il frutto della vite non sofisticato. Inoltre, confermano vari studiosi, il vino di duemila anni fa in Israele era molto diverso dai nostri vini da tavola e con un grado alcolico notevole. Fare di una cavillo inutile, il colore del vino, una rigida regola non è affatto cristiano (Cfr. Mt 23,4; At 15,1O). Cfr. Perspicacia nello Studio delle Scritture, vol.2, p. 500
8 I leader dei testimoni di Geova affermarono all’inizio degli anni ’30 del secolo scorso che il numero di 144.000 “unti” o santi (dato da una bizzarra e decontestualizzata interpretazione letterale dei capitoli 7 e 14 dell’Apocalisse) che andranno in cielo per regnare con Cristo sarebbe stato raggiunto entro il 1935. Da quel momento, esaurita la “speranza celeste”, i neofiti avrebbero avuto una nuova “speranza terrena”, potendo vivere sulla terra per sempre governati da Cristo e i 144.000 santi. Invece, ad oggi, il numero dei presunti santi cresce sempre più diventando uno degli aspetti imbarazzanti della loro dottrina.
9 Cfr. Mr 12,27; Le 20,38; Gv 3, 16; 11,25; 14,6; SI 36, 1O; Ro 6,23; 2Pt 3,9 – in contrasto con l’opera del diavolo: Ap 12,9.
10 La Torre di Guardia 1/2/1992 p. 19
E.M.
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